“La Parola di Pietra” 4

LA PAROLA DI PIETRA”

IL MISTERO ALCHEMICO DELLA BASILICA DI SAN MARCO A VENEZIA

– Parte quarta-

Chiave d’arco intreccio

Chiave d’arco la vite ed il melograno unite dal nodo incrociato

Pilastri Acritani 1

Particolare del pilastro della chiesa di San Giovanni D’Acri “portato” a Venezia durante le “crociate. L’Albero della Vita che esce dal calice è formato dall’unione delle due piante sacre: il Melograno e la Vite come nell’Arcone centrale della Basilica. Già nel Cantico dei Cantici si parla delle due piante e Morieno insegnava al Re Calid il valore simbolico del melograno!!!

Nella chiave d’arco si uniscono le due piante sacre, la vite e il melograno che per gli alchimisti  rappresentano la realizzazione dell’Opus nei due aspetti di Opera al Bianco o Lunare, rappresentata dalla vite e Opera al Rosso o Solare, raffigurata dal melograno.

Ora proviamo ad unire le formelle che stanno alla base dell’Arcone..

Unendo le raffigurazioni del Maschio e della Femmina otteniamo una figura simbolicamente equivalente al Sigillo Ermetico, o Sigillum Sapientum, come si trova raffigurato da un gran numero di Filosofi tra cui mi piace ricordare Huginus a Barma.

Huginus a Barma “Sigillum”Il paradigma della Grande Opera sapientemente raffigurato nello scritto di Huginus a Barma dall’eloquente titoloIl Regno di Saturno trasformato nel secolo d’Oro”


San Marco unione due formelle

Unione dei contrari–complementari ottenuta semplicemente UNENDO al CENTRO le due prime raffigurazioni (il Fisso e il Volatile). Si nota l’equivalenza col “Sigillo di Salomone” o “Sigillum Sapientum” degli Alchimisti


La periferia, o circonferenza, è composta dalla circolazione dei due Dragoni, le forze polari della Natura, il fisso ed il volatile, l’Umido ed il Secco, ecc., che si rincorrono e si rigenerano l’un l’altro e che rappresentano la totalità della Natura e di tutto ciò che appare.

Il CENTRO corrisponde invece alla som­mità del capo ed è il centro della Saggezza, il luogo in cui avviene la benedizione del Signore, corrisponde alla Corona o Keter che è la prima Sefirot Cabalistica, ed è il Diadema, il segno della riconosciuta Regalità.

Così vediamo che la Via è Via verso il centro, e nella parte “centrale” vi è l’albero della Vita. E’ il mozzo della ruota. E’ il punto in cui spariscono e si uniscono tutte le polarità, ed è in questo punto che, come dice Cesare della Riviera, vi è: “Tutta la Magica Forza Riposta”!

Riconoscere il proprio Centro vuol dire ritrovare la condizione Adamitica.

Vuol dire essere sempre a casa propria; essere UNO col TUTTO e TUTTO in UNO!

Già parlare vuol dire cadere nella dualità, sentirsi separati dal centro (le due serpi che escono dalla bocca del “Uomo”).

Sigillo di Salomone - rilievo

Il “Sigillo di Salomone” scolpito all’interno della Basilica Marciana (nella parte centrale, tra la grande cupola e l’altare principale). Al centro del “Sigillo” si trova il “Nostro Oro” (si ricorda che il simbolo grafico dell’Oro è dato dalla circonferenza col punto centrale).

Leonardo Da Vinci annota: “Lo spirito non ha Voce, perché dove è voce è corpo “.

Plotino ci insegna che “l’Anima deve restare nuda di forme se intende davvero che nulla si insedi lì a far da impaccio al­la piena inondante ed alla folgorazione che si riversa su di Lei da parte della Natura Primordiale”.

A questo si riferisce la formula di Zosimo, già citata all’inizio : “QUESTO è il TUTTO, da Lui il TUTTO” ed …“è il TUTTO nel TUTTO”!

I due Leoni in lotta, rispettivamente col “Fanciullo” e con il “Cervo fuggitivo”, indicano come abbiamo già visto, anche il preziosissimo FUOCO Alchemico, tenuto segreto dagli alchimisti che lo indicano solo attraverso un gran numero di allegorie.


Sul FUOCO Filosofico

Il Fuoco (Leone = Fuoco) posto sopra la “Femmina” (la nostra Eva) ed il Dragone Alato si riferisce al fuoco iniziale della prima operazione – la Solutio (SOLVE).

E’ un Fuoco che “non brucia le mani”, così vediamo il giovane Ercole aprire con le proprie mani le fauci del Leone. Si tratta di un fuo­co dolce e costante, per questo la Solutio è detta “fatica d’Er­cole”, e serve a separare (o meglio ad “aprire” la materia) così come Ercole apre le mascelle del Leone! E’ il fuoco necessario affinché il soggetto sciogliendosi si apra, e muoia per resuscitare.

La prima formella a destra del primo arcone

In questo caso il fuoco è controllato, domato, è un fuoco che non brucia le mani.
Fatica d’Ercole è detta una parte importante del lavoro Alchemico. Dopo questa fatica gli Alchimisti ripetono che il lavoro si riduce a un semplice “gioco di fanciulli e lavoro da donne! Si nota come le foglie sono quasi un prolungamento delle mani della “Femmina misteriosa” . Il colore Verde delle foglie indica la VITA, ed il sale magnetico che è una vera calamita della sacra energia vitale.

Corrisponde al fuoco vitale, il fuoco interno che l’asceta con­templa nel muovere le membra. E’ il Fuoco che fa “schiudere le uova e nascere il pulcino” è quindi “fuoco vitale”.

Si può dire che corrisponde circa a 32 gradi “non bisogna inten­dere altra cosa che un fornello nel quale si mantiene un calore costante simile a quello del letame…è quello che fa schiudere le uova di pressochè tutti gli uccelli.”

Grazie a questo fuoco il “Figlio dell’Arte” (il nostro fan­ciullo) può penetrare nei segreti della natura; è il fuo­co che permette, secondo il noto moto, di Basilio Valentino, VITRIOL (Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem), di entrare nelle “viscere della Terra”. C’è una certa somiglianza fonetica tra “vetriolo”, “verde” e “vetro”! In effetti il “Sale Verde” del cielo terrestre è il nostro “Vetriolo”, è un vero magnete dell’energia Vitale ed è veramente un “fuoco segreto”!

Vitriol 400x

Il Fisso ed il Volatile ricompaiono alla base di questa raffigurazione del “Lapis”; a destra la “Femmina” sopra il delfino con il segno della Luna e l’arco (attributi di Diana) ad indicare l’Aria e l’Acqua; a sinistra il “Maschio” coronato, con lo scudo e lo scettro, seduto sopra il leone (Fuoco e Terra). Il tema è lo stesso dell’arcone!
Giovane apre le fauci al leone

Nella formella della Basilica Veneziana il Leone è rovesciato dal fanciullo possiamo dire che questo fuoco porta allo “sciogliere la Materia” e la saliva del Leone sottolinea questa fase “umida” dell’Opus: la Solutio.

Il Fuoco Filosofico è chiamato “Fuoco Sacro” o “Dissolvente Universale”, il “vetriolo”; per il Fulcanelli è la scintilla Vitale comunicata dal Creatore alla Materia inerte. E’ il “Raggio Igneo” riposto nella parte interna della sostanza. Nel “Triomphe Hermétique” Eudoxe afferma che “in realtà è il grande Mistero dell’Arte..” “è un fuoco in potenza che non brucia le mani” ma che “fa co­noscere la sua efficacia per poco che è eccitato dal fuoco este­riore”. Ciliani nella sua “Hermès dévoille” lo chiama “Fuoco Celeste” o “Fuoco Segreto” E’ chiamato anche “Serpente di Fuoco” e questo termine ci ricorda la “Kundalini”, o fuoco serpentino; l’Energia creatrice che ha la sua sede principale nel­le profondità del corpo, nel Coccige o “Osso Sacro!” e che è alla base di certe operazioni che il Tantra insegna per la LIBERAZIONE”!

Mario Mazzoni nella sua traduzione alla “Lettera sul Fuoco Filosofico di Giovanni Pontano” lo definisce come “Fuoco Sacro che risiede nel Cuore.” Argos nella “Le Voile d’Isis ” trova si­militudini tra “la pratica degli ermetisti Tibetani”, per ri-svegliare il fuoco sacro, e quella degli appartenenti ad “alcuni centri ermetici occidentali”. Nella “Turba” è indicato il Fuoco “a mò di chioccia…come un avvolgente calor di febbre”.

Pontano, nella sua “Lettera sul Fuoco Filosofico” afferma che “Quel Fuoco non brucia la materia, niente separa dalla materia, nè divide le parti pure dalle impure, come dicono tutti i Filo­sofi, ma converte in purità tutto il soggetto”…ed ancora: “questo fuoco umido è necessario in tutte le operazioni alchemiche, al principio, al mezzo, e alla fine poichè tutta la scienza è in questo fuoco…è alla sua volta un fuoco naturale soprannatura­le e antinaturale, un fuoco..caldo, secco, umido e freddo che non brucia né distrugge…soltanto -per mezzo della profonda rifles­sione si riesce a trovare quel fuoco! ..Sappi dunque cercare con tutte le tue forze questo fuoco e ci arriverai…ma se tu indagherai bene e profondamente le cose sante, la proprietà del fuoco la conoscerai e non altrimenti”.

Per il Sendivogio (Cosmopolita?) il fuoco è l’Anima, ossia lo Zolfo dell’Oro; così abbiamo nuovamente, come negli antichi greci, l’identità simbolica tra Fuoco, Zolfo ed Anima.

La lotta tra Ercole ed il Leone è anche indice della trascesa paura. Questo trascendere, vincere la paura, è la prova autentica per arrivare a comprendere cosa è il “Nostro Oro”, ossia per liberare lo Zolfo: per conoscere il Fuoco Segreto.

Il Reghini, commentando l’opera del Cosmopolita, afferma che “l’unico nemico vero che bisogna vincere è un nemico interiore: la paura… ed è la paura di perdersi sul “Mare dell’Essere che bisogna dominare. Sendivogio fa riferimento a questo Fuoco quando dice che per portare a perfetta maturazione i frutti è neccessario un “Calore sufficente“.

Calore “sufficente” e costante che, nella prima fase, serve a sciogliere cioè a rendere più fluente il Mercurio, che corrisponde analogicamente (come abbiamo visto) alla Mente che piano piano, rinuncia a tutte le abitudini e convenzioni. Ma in questa fase, l’ego, che non è altro che il prodotto dei conformismi, si sente perduto, venir meno, ed è allora che si conosce la Paura!

L’autentica paura è paura di perdere le proprie identificazioni, paura di non essere più questo o quello, ma semplicemente Essere. Questo Essere già nella tradizione Giudaico-Cristiana è indicato come “Fuoco”, ossia l’immagine del divino; di colui che può semplicemente dire (nel roveto ardente) “IO SONO COLUI CHE SONO”.

Il Cosmopolita ci ricorda che il dono principale che lo Zolfo (il Fuoco, il Divino) regala a chi lo liberi dalle carceri “è uno SPECCHIO in cui si vede il mondo intero”. Lo SPECCHIO Corrisponde al TUTTO, NEL TUTTO, ossia al LUMEN DE LUMINE che Zolla definisce “segreto che muove la vita intera”: MISTERIUM SIMPLICITIS”.


I Formella a sinistra Leo
Il Fuoco rappresentato dal Leone sopra il nostro Adamo è un fuoco più violento, avvolge completamente il Cervo, ” la nostra materia”. Il Leone è rivolto con la testa verso il basso, e questa caratteristica indica il Fuoco violento necessario alla Coagulazione che è la seconda grande Operazione : Solve et Coagula, o disciogli il fisso e coagula il volatile!”

Il Fuoco è allegoria della Materia Prima.

Come Leone che azzanna il Cervo è un Fuoco esuberante, violento, avvampa ed uccide, trasforma tutta la materia, giacché gli alchimisti dicono che nulla può essere trasformato se non prima corrotto e ridotto in materia Prima : “la corruzione di una cosa è generazio­ne dell’altra!”

Anche il Cervo è uno dei simboli della Pietra dei Filosofi. Lo troviamo raffigurato nella Selva in compagnia dell’unicorno dal Lampsbrink. Le corna del cervo crescono e cadono e ricrescono e si rigenerano di anno in anno sempre più possenti. Divengono segno della rigenerazione e dell’immortalità mediante le forze segrete della natura ( il Cervo, come le Fiere, ha il suo regno nella Selva).

Zolla ci ricorda che “le corna del cervo si rinnovano co-me le foglie dell’alloro , pianta sacra a Mercurio, contengono dunque la virtù dell’Immortalità, hanno virtù trasmutatoria“, ed ancora “è simbolo della luce che brilla fra le tenebre mondane“. E’ il “Cervo di Artù “.

E’ sempre il Cervo contrapposto al Leone che appare raffi­gurato nella bella illustrazione del Dyas “Chimica Tripartita”; Cervo e Leone sembrano illustrare in sintesi visiva il moto di Democrito : “Due nature, Una sola essenza, poiché l’Una domina l’ ‘Una…

Visto che il Fuoco Violento è il Fuoco della “Coagulazione”, si tratta dunque di fissare la parte spirituale.

Nell’Uomo o Microcosmo questa “parte spirituale” o “sottile” è indicata anche come MENTE la cui sede viene tradizionalmente indicata nel Cuore o nel Capo, essendo quest’ultimo la sede dei pensieri che, come le corna del cervo, crescono e cadono e si rifor­mano.

La stessa Pietra Filosofale consiste, secondo il Farra, nella MENTALE LIBERTA’ ed è necessario quindi fermare o “coagulare” il turbinio mentale causato dal via vai dei pensieri-attaccamenti. Signore del pensare discorsivo-dialettico (le corna ra­mificate del cervo) è il Leone: è il FUOCO, il fuoco della Conoscen­za, il Fuoco dell’Amore, il Fuoco come apertura alla Totalità.

Fuoco è il principio spirituale che non può essere de-finito, che è paragonato alla Luce con cui tutto è conosciuto; e la LUCE, essenza del Fuoco è qualche cosa di immateriale che tutto abbraccia.

E’ la Casa Infinita dell’Essere!

Questo Leone che avvolge completamente il Cervo, questo Re del­la foresta (Regulus, o piccolo Re, è la stella più brillante del­la costellazione del Leone! Ed è anche la parte pura dell’Antimonio!) nasce, ci dicono i Bestiari, con gli occhi già aperti, oppure apre gli occhi dopo tre giorni a similitudine della ri-nascita del Cristo : LUCE degli uomini!

Il portatore di quercia

Basilica di San Marco – Portone principale – Prima formella a sinistra del sottarco del Secondo arcone in cui sono raffigurati i segni Zoodiacali. Un giovane trasporta sulle spalle una quercia, i piedi appoggiati sulla pianta sacra.. Secondo il simbolismo medioevale tutto ciò che esce dal vaso significa che è contenuto al suo interno! Il Vaso secondo la tradizione corrisponde al cuore e, per gli alchimisti alla Materia Prima. La lavorazione a squame ha una particolare corrispondenza col soggetto minerale grezzo che gli Alchimisti non nominano mai col suo nome volgare. Di quercia è il legno della croce e di quercia sono le botti che contengono il Vino e nelle sue pareti si deposita, o meglio si CRISTallizza il preziosissimo “ Tartaro delle Botti”. Seguendo gli insegnamenti di Basilio Valentino contenuti nelle sue “XII Tavole” dove sono raffigurate alte fiamme che escono da una botte possiamo ipotizzare che il misterioso personaggio raffigurato a San Marco indichi proprio questo Fuoco Segreto!
La botte con le fiamme di Basilio Valentino
Tavola dell’Alchimista Basilio Valentino in cui l’alchimista indica le fiamme che escono dalla botte in  riferimento al fuoco segreto.

L’Alchimista Nicola Flamel nei riguardi del FUOCO appare molto ermetico e si limita semplicemente a dire “nota bene questa quercia”!

il Fuoco dell’Acquario, Formella della Basilica di San Marco

Particolare del secondo arcone dedicato allo Zoodiaco in cui si notano sopra il giovane che trasporta la quercia da ardere da un lato le fiamme e dall’altro lato il segno dell’Acquario costituito da due onde. Può sembrare strano vedere il segno delle onde caratteristico dell’acqua per indicare l’Acquario che, nonostante il nome, è un segno d’Aria ma ricordiamo che tradizionalmente il Cielo costituisce le “Acque Superiori” ed è proprio da queste acque superiori che l’alchimista trae le sue energie e governa tutto il suo lavoro! Da notare il particolare dell’irraggiamento che parte dal segno dell’acquario e va verso lo sgabello. Lo sgabello forma una X o “chiasma” che è il segno del Crogiolo degli Alchimisti, e come fanno notare Fulcanelli e Canselie l’impronta del irraggiamento luminoso nella materia: la firma della luce!

Ferdinando Rizzardo

“La Parola di Pietra” continua …