Kipling e la “Bhagavad Gita”

Se”

– Se riesci a mantenere la calma quando tutti, attorno a te, la stanno perdendo;


– Se sai aver fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te, tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;


– Se sai aspettare senza stancarti di aspettare;


– Se sai, essendo calunniato, non rispondere con calunnie o, essendo odiato, non dare spazio all’odio;


– Se sai parlare senza sembrare troppo saggio;


– Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;


– Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;

– Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta e trattarli proprio allo stesso modo;

– Se riesci a sopportare di sentire la verità distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;

– Se riesci a vedere con distacco le cose, per cui hai dato la vita, distrutte, e ti ingegni a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;


– Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà, e passeggiare con i re, senza perdere il comportamento normale;

– Se non possono ferirti né i nemici, né gli amici troppo premurosi;

– Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;

– Se riesci a riempire l’inesorabile minuto, dando valore ad ogni istante che passa;


Tua é la terra e tutto ciò che vi é in essa, e, quel che più conta, Tu sarai un uomo figlio mio!

Rudyard Kipling (1865-1936)

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BHAGAVAD GITA

Adhyaya VI

Chi ha padroneggiato l’io individuato si realizza in quanto Sé e rimane sempre lo stesso nel freddo e nel caldo, nel piacere e nel dispiacere, nell’onore e nel disonore.

8)  Colui che è pago della saggezza e della Conoscenza, incrollabile e padrone delle facoltà sensoriali, che considera in modo equanime un pezzo di terra, un sasso, un pezzo di oro è chiamato uno Yogi

9)   Colui che guarda con imparzialità i conoscenti, gli amici e i nemici, gli estranei, i parenti e tutti gli altri, coloro che odiano, coloro che sono faziosi, buoni e cattivi, quegli si distingue…

Cap. XII

15)   Colui dal quale il mondo non è agitato e che non si agita a causa del mondo, colui che è libero da gioia e da collera, da paura e da agitazione, quello appunto è a me caro.

16)   Colui che non ha aspettative, puro, pronto, calmo, indifferente, non preoccupato, che ha abbandonato ogni impresa egoista – costui mi è caro.

17)   Colui che non esulta né odia, che non si lamenta e non ha aspettative, che ha rinunciato al frutto del piacere e del non piacevole, che è devoto – costui mi è caro.

18)   Colui che è uguale con l’amico e col nemico, uguale nella stima e nel disprezzo, uguale nel caldo e nel freddo, nel piacere e nel dolore, privo di attaccamento.

19)   Uguale nella lode e nel biasimo, silente, soddisfatto qualsiasi cosa succeda, senza occupazioni, saldo di mente, che mi è devoto, costui mi è caro.

Cap. XIV

Colui che considera in modo equanime dolore e piacere, che è fondato saldamente in se stesso, che in egual modo considera una zolla di terra, un sasso o un pezzo di oro, che allo stesso modo guarda le cose piacevoli e spiacevoli, colui che è fermo di animo, che equanimamente accetta biasimo e lode,

24)    Colui che rimane lo stesso nell’onore e nel disonore, verso i nemici e gli amici, che abbandona ogni voglia: quegli si riconosce aver trasceso le qualità ….

Bhagavad – Gita “Il Canto del Beato”

Istruzioni date da Krishna al figlio spirituale Arjuna ( sec. IV a C. ? compilato nella forma attuale nel II sec. D.C.)

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